Mobilificio Santa Lucia: la verità sulla questione stipendi
|Ricordate il caso del mobilificio Santa Lucia, sulla bocca di tutti l’anno scorso dopo che uno dei soci dell’azienda, Angelo Piccinin, aveva avanzato in un’intervista la proposta di ridimensionare gli stipendi dei dipendenti della propria azienda in base alla produttività effettiva dell’azienda stessa? Ricordate lo scandalo che ne era venuto fuori? Beh, ora che le acque si sono calmate e che il mobilificio è riuscito ad uscire dalla crisi che lo aveva colpito (come era avvenuto del resto per moltissime altre aziende italiane che si sono viste costrette a chiudere i battenti) penso sia d’obbligo fare un po’ di chiarezza.
L’affermazione di Angelo Piccinin, a dire il vero, in un primo momento aveva colpito anche me: avevo letto della questione mobilificio Santa Lucia stipendi in un articolo e poiché mi sembrava davvero assurdo quello che avevo letto ho preferito approfondire. Sono andato a vedermi quindi la registrazione dell’intervista sulla Rai e finalmente sono riuscito a fare chiarezza sulla questione: l’affermazione di Piccinin infatti era chiaramente una provocazione, e di certo tutto il suo pensiero critico era rivolto alle scelte politiche intraprese dal nostro Paese!
L’imprenditore conosce i propri dipendenti uno ad uno personalmente, e di certo l’ultima cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stato chiudere l’azienda ed essere costretto a mandarli tutti a casa! Proprio per tale ragione ha lanciato questa provocazione: per attirare l’attenzione verso il problema vero, ossia la tassazione vessatoria che non permetteva alle azienda in Italia di respirare e andare avanti come avevano sempre fatto!
Non si tratta di un problema da poco, e credo sia davvero triste il fatto che i mass media abbiano preferito dare risalto alla questione mobilificio Santa Lucia stipendi piuttosto che a ciò che con forza e determinazione aveva proposto Piccinin. L’imprenditore voleva solamente rivolgere l’attenzione su una problematica fondamentale nel nostro Paese, che affossa con una tassazione ormai insostenibile anche quelle aziende che vantano una filiera produttiva interamente all’interno del territorio italiano!
Piccinin aveva proposto una strada simile a quella che negli Stati Uniti sta facilitando la crescita: premiare con una tassazione meno penalizzante le aziende che hanno l’intero ciclo produttivo in Italia e adottare aliquote più alte per quelle che ammortizzano i costi utilizzando molte lavorazione fuori dai nostri confini. Nulla di sbagliato in questa proposta, che però come sempre è rimasta nell’ombra. I giornali hanno preferito fare scalpore, parlando della questione mobilificio Santa Lucia stipendi e facendo di quello un caso di Stato, mentre erano ben altre le cose da sottolineare e rimarcare!
Delle misure in tal senso vanno prese, e in fretta anche: il rischio, in caso contrario, è che le aziende orgoglio del made in Italy siano costrette a spostarsi all’estero, lasciano l’Italia in un presente che di certo ha ben poco di roseo!